ANIMALI

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    QUI INVECE METTEREMO TANTISSIME NOTIZIE SU TUTTI GLI ANIMALI CHE POPOLANO IL NOSTRO MONDO,DAI RAGNI AI CAVALLI,DALLE FORMICHE ALLO SQUALE,,,IL NOSTRO MONDO E' PIENISSIMO DI ANIMALI DEVERSI,STRAORDINARIAMENTE STRANI
     
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    A tu per tu con gli animali più veloci del mondo

    Che cos'hanno in comune un ghepardo (Acinonyx jubatus) e un levriero inglese a pelo raso, detto anche greyhound? Molto più di quanto a prima vista si potrebbe credere. Si tratta infatti dei due animali più veloci del mondo: il primo può raggiungere l'incredibile velocità di 120 km/h su tratti molto brevi, mentre il secondo, se ben allenato, può sfiorare i 73 km/h.

    Progettati per gli sprint
    Pur se molto diversi, i due mammiferi hanno evoluto uno stile di corsa molto simile, chiamato galoppo rotatorio. Le zampe toccano cioè il suolo secondo l'ordine anteriore sinistro, anteriore destro, posteriore sinistro, posteriore destro. Questo stile di corsa accomuna cani, gatti e alcuni ungulati come le alci o i cervi, ed è molto diverso da quello dei cavalli, che si sono evoluti per galoppare su lunghe distanze e non su brevi sprint.

    Come si vede nelle sequenze video in slow motion e nella gallery qui sotto, ghepardo e levriero sono accomunati anche dalla stessa andatura a due tempi: nella prima fase il corpo si allunga e le quattro zampe sono distese parallelamente al terreno, la colonna vertebrale è distesa e l'animale sembra volare. Nella seconda fase, quella di compressione, l'impronta delle zampe posteriori si sovrappone a quella degli anteriori sotto la pancia del mammifero, la colonna vertebrale si accorcia come una molla e si prepara a spingere nuovamente il corpo in avanti.Amici storici
    Dal punto di vista storico ghepardo e levriero si conoscono bene fin dall'antichità: il ghepardo infatti, grazie al suo carattere manuseto rispetto a quello degli altri grandi felini, veniva impiegato come arma da caccia già da egizi e persiani. Veniva trasportato nelle zone ricche di selvaggina su speciali brandine, dove rimaneva bendato fino a quando gli antenati dei moderni levrieri non avevano stanato la preda. Poi, non appena gli veniva tolto il cappuccio, veniva lasciato libero di inseguirla e finirla.La sfida. L'unica sfida nota tra ghepardi e levrieri si tenne a Londra, presso l'Harringay Stadium, il 5 dicembre 1937. A sfidare i campioni di casa furono 12 ghepardi catturati in Kenya e portati in Inghilterra dall'esploratore Kenneth Gandar-Dower. Dopo un periodo di acclimatamento e 6 mesi di preparazione, i felini scesero in campo contro i cani e, ovviamente, vinsero senza grande sforzo. Ma i ghepardi non si dimostrarono particolarmente interessati al mondo delle gare, al punto che dopo una sola altra uscita terminarono la loro carriera sportiva.




    La rana di cera

    Giornata di misurazioni per gli animali dello zoo di Londra: come ogni anno in questo periodo gli ospiti della struttura britannica sono stati fatti salire sulla bilancia per controllare il loro peso e, metro alla mano, sono state loro prese tutte le misure principali.
    Obiettivo di questo check-up collettivo è quello di valutare l'evoluzione nel tempo delle dimensioni degli animali e confrontarle con quelli degli altri zoo e tenere controllato lo stato di salute delle specie più a rischio.

    Questa Phyllomedusa sauvagii, una piccola rana delle foreste tropicali, non sembra molto a suo agio questa speciale bilancia. Sarà perchè passa più o meno tutta la sua vita sugli alberi? Non scende nemmeno per deporre le uova, che vengono arrotolate a all'interno delle foglie come piccoli sandwich.


     
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    Roma, 30 agosto 2013 - <la caccia riapre in quasi tutta Italia il primo settembre, nonostante la Legge 157/92 preveda l'apertura ordinaria la terza domenica di settembre, che quest'anno cade il 15>. Dante Caserta, presidente Wwf Italia ha dichiarato: <purtroppo la gestione venatoria in Italia continua ad essere in balia dell'estremismo venatorio e delle armi e di amministratori compiacenti a cui non importa della sopravvivenza delle loro stesse prede oltre che delle norme comunitarie che le tutelano>.

    Considerando che i cacciatori sono circa 750.000, <in Italia sarebbe possibile teoricamente abbattere legalmente 15 milioni di tortore, che è la stima di tutta la popolazione europea>, segnala il Wwf. Ciò avverrà <con l'avallo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale- Ispra>. Le norme consentono in casi limitati e specifici, in presenza di condizioni favorevoli, un anticipo, ricordano gli ambientalisti. <a guardare i calendari venatori delle regioni sembrerebbe che la fauna goda di ottima salute, visto che in ben 16 regioni ci sarà l'anticipo, che riguarderà complessivamente 14 specie>, commenta il Wwf.

    In realtà la cosiddetta preapertura <impatta principalmente su una specie, la Tortora, che a livello europeo è in stato di conservazione sfavorevole perché in costante declino numerico e che in questo periodo è ancora nella fase di nidificazione, come dimostrano diversi studi realizzati in area mediterranea e anche il ritrovamento di un pulcino portato al centro recupero animali selvatici di Rimini in questi giorni>. Inoltre alcune regioni (Puglia, Calabria, Friuli e Campania dove pende un ricorso al Tar) <hanno previsto la preapertura su un'altra specie migratrice in declino, la Quaglia, con il parere sfavorevole dell'Ispra.

    La "maglia nera" delle regioni va a due regioni, l`Umbria, che apre a 9 specie, e le Marche, in cui si potrà sparare a 8 specie, in entrambi i casi con il parere sfavorevole dell'Ispra su diverse di queste. In particolare il Wwf teme per la tortora, <su cui si concentrerà un`incredibile potenza di fuoco, visto che tutte le preaperture riguardano questa specie, e ciò avverrà con l`avallo dell`Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale>.

    Per questi motivi, oltre all'appello sul web che tutti possono sottoscrivere, il Wwf ha scritto una nota ai ministeri competenti ed alla direzione generale dell`Ispra in cui richiama gli obblighi dell'Italia per la corretta applicazione della Direttiva Comunitaria "uccelli".
    Per contatti con la nostra redazione: [email protected]




    Roma, 30 agosto 2013 – Domenica 1 settembre si aprirono le famigerate preaperture, veri e propri “regali” che Regioni e Province fanno alla lobby venatoria; regali che consentiranno alle doppiette di uccidere per divertimento corvidi, merli, e alcune specie di anatre.

    La Protezione Animali punta il dito sul complice silenzio del Governo – che ha il dovere sancito dalla Costituzione di tutelare la fauna selvatica – nei confronti di calendari venatori e provvedimenti illegittimi che mettono a rischio anche la pubblica incolumità.

    <e’ alquanto imbarazzante l’assenza dello Stato, in particolar modo del Ministro dell’Ambiente, che non fa nulla per tutelare quel patrimonio indisponibile di tutti gli italiani rappresentato dalla fauna selvatica, mentre Regioni e Province continuano ad emanare illegali provvedimenti “sparatutto”>, dichiara la Protezione Animali. <gli enti locali, complice la mancanza dello Stato, da anni ignorano volutamente non solo tutte le sentenze a loro avverse di Tar e Corte Costituzionale, ma la Guida scientifica dell’Ispra, che è invece un punto di riferimento per la stesura dei calendari venatori nel rispetto dell’attuale legge, e le direttive europee. Di fatto, Regioni e Province si sentono libere di autorizzare gli spari anche contro specie le cui popolazioni sono particolarmente in crisi. Questa illegalità però porterà ad ulteriori condanne da parte dell’Unione Europea, con cui abbiamo già contenziosi aperti>.

    Per l’Enpa l'assordante silenzio dello Stato è ancor più grave relativamente a due seri pericoli: l’influenza aviaria e la tutela della pubblica incolumità.

    <avremmo tutti auspicato che in una situazione così delicata sotto il profilo sanitario per il rischio della diffusione dell’influenza aviaria, il Governo emanasse in via cautelativa misure restrittive per l'attività venatoria - aggiunge L'Enpa - invece, come se la salute pubblica fosse un tema secondario, non è successo nulla, così come nei confronti delle vittime dei cosiddetti “incidenti” di caccia. Molte persone infatti sono ancora in ferie e sono numerosi i turisti nelle nostre regioni. Gli spari dei fucili non rappresentano certo un bel biglietto da visita, e il rischio di incidenti rimane alto>.

    La stagione della caccia “ordinaria” aprirà il 15 settembre, ma saranno già molti gli animali deceduti. <siamo al termine della stagione riproduttiva, alcuni piccoli dipendono ancora dai genitori che, se non verranno uccisi dai fucili, subiranno un notevole disturbo biologico che li indurrà a lasciare i giovani a sé stessi – conclude l'Enpa -. In in questi periodi l’Europa e la nostra legge imporrebbero il silenzio venatorio, però la regola viene quasi sempre infranta>.

    <le preaperture causeranno la morte di centinaia di migliaia di animali che perderanno la vita per il divertimento di pochi e che andranno ad aggiungersi alle decine di milioni di esemplari trucidati durante la “normale” stagione venatoria, in un clima di palese ed arrogante illegalità e contro la sensibilità dei cittadini italiani che pagheranno di tasca propria gli abusi quando arriveranno le sanzioni dell’Europa>, conclude l'Enpa.
    Per contatti con la nostra redazione: [email protected]


     
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    L’Archaeopteryx è il più antico uccello conosciuto e per le sue caratteristiche è considerato il primo e più famoso fossile di transizione tra dinosauri e uccelli, una delle prove più evidenti che questi ultimi si sono evoluti dai primi. Per la loro importanza, gli undici fossili di Archaeopteryx finora ritrovati, risalenti a 150 milioni di anni fa, sono stati oggetto di diversi studi, ma scoprire che ancora contengono tracce chimiche è stata una sorpresa e grazie a una originale tecnica di analisi è stato possibile fare nuove ipotesi sul loro aspetto. Sulla base di precedenti analisi dei melanosomi (le strutture che definiscono i pigmenti) si era infatti finora creduto che il dinosauro-uccello avesse un piumaggio completamente nero.

    [Le penne iridescenti di Microraptor]

    Attenti alle sfumature
    Un nuovo studio apparso sul Journal of Analytical Atomic Spectrometry condotto dalle Università di Manchester e Stanford ha però corretto questa teoria, che si basava su analisi parziali. Attraverso una macchina a raggi X chiamata Stanford Synchrotron Radiation Lightsource (SSRL), gli studiosi hanno esplorato i resti fossili e l'ambiente in cui sono inglobati (le rocce) e hanno isolato alcune tracce chimiche contenenti pigmenti, che hanno poi permesso di affermare che il piumaggio dell’Archaeopteryx era complesso.

    Le piume dovevano infatti essere di colore chiaro, con sfumature più scure su uno dei bordi e sulla punta. L’analisi è stata condotta su differenti resti, producendo lo stesso risultato. Roy Wogelius, co-autore del progetto, ha spiegato l’importanza della scoperta: «La nostra tecnica dimostra che già nei primi passi evolutivi degli uccelli la pigmentazione delle piume era complessa». I modelli di piumaggio aiuteranno gli scienziati a comprendere i processi evolutivi e riproduttivi di questi primi uccelli, le loro abitudini alimentari, e, cosa ancora più interessante, a ottenere nuove informazioni sul loro habitat.




    Giornata calda allo zoo di Duisburg (Germania) e questa tigre siberiana (Panthera tigris altaica) si rinfresca con una nuotata. La tigre siberiana è il felino vivente più grande al mondo: i maschi possono arrivare a 3,5 metri di lunghezza per 300 kg di peso.
    Minacciata dalla caccia e dalla scomparsa dei suoi habitat tradizionali, la tigre siberiana è protagonista di uno dei più vasti programmi al mondo di allevamento in cattività finalizzato a evitare l'estinzione. Partito nel 1981 con il prelievo in natura di 83 tigri, il programma vede oggi ben 500 esemplari custoditi negli zoo di tutto il mondo.
    Gli animali viaggiano spesso da una struttura all'altra e da un paese all'altro per garantire la necessaria variabilità genetica all'intero gruppo di mammiferi.


     
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    Bracconaggio, siccità, carestie, predatori ma anche guerre e incidenti stradali: in Africa sono molte le cause che possono rendere orfano un piccolo elefante che, nonostante la stazza (alla nascita pesa già un centinaio di kg), come tutti i cuccioli ha bisogno delle cure e della protezione della mamma per poter sopravvivere.
    In Kenya, dal 1977, è attivo il David Sheldrick Wildlife Trust, un centro faunistico specializzato nel recupero e nella tutela delle specie africane e in particolare degli elefantini rimasti senza famiglia.
    Fondato da Dafne Sheldrick in memoria del marito David, naturalista kenyota, l'orfanotrofio si trova all'interno del Parco Nazionale dello Tsavo, il più grande del paese, e accoglie ogni anno decine di piccoli (si fa per dire) animali trovati a vagabondare nella savana.




    Se in questi caldi giorni ferragostani improvvisassimo una gara di nuoto con uno dei primati più vicini a noi, scopriremmo probabilmente che ci muoviamo, in acqua, in maniera molto simile. Le grandi scimmie, in particolare oranghi e scimpanzé, procedono in piscina spostando l'acqua con ampie bracciate laterali parallele alla superficie. Uno stile che ricorda da vicino quello a rana e che risulta piuttosto insolito per gli animali a quattro zampe, che tendono, in acqua, ad adottare uno stile "a cagnolino", con gli arti anteriori che si muovono velocemente in modo perpendicolare alla superficie.

    Che cosa succede se lasci un iPad in mano a un orango?

    Il video girato da Renato Bender e altri biologi evoluzionisti dell'Università di Witwatersrand a Johannesburg, Sudafrica, mostra lo scimpanzé Cooper e l'orango Suryia - due esemplari cresciuti in cattività - mentre si muovono, abbandonate le paure iniziali, con disinvoltura in una piscina. I grandi primati - uomini a parte - tendono istintivamente a evitare le grandi nuotate per il timore di incontrare eventuali predatori acquattati sul fondale, anche se non disdegnano un tuffo quando sanno che non c'è nulla da temere.

    Fa caldo e l'orango si rinfresca con un fazzoletto: guarda

    Nelle riprese si vedono entrambe le scimmie procedere con uno stile a rana e mentre Suryia nuota alternando le bracciate, Cooper tende a muovere entrambe le braccia in modo sincrono. I due sembrano a proprio agio anche durante le immersioni: Suryia addirittura apre gli occhi sott'acqua, mentre Cooper preferisce tenervi una zampa davanti, mentre recupera vari oggetti con dal fondo con mani e piedi.

    Guarda Suryia che fa lezioni di nuoto, l'orango che legge il giornale e quello che disegna

    Secondo gli esperti l'abbandono dello stile a cagnolino è un tratto distintivo di quegli animali che nel corso dell'evoluzione hanno progressivamente abbandonato il contatto con l'acqua. La scelta della "rana" sarebbe invece dovuta al fatto che, poiché i grandi primati condividono un passato sugli alberi, le loro giunture (come quelle delle spalle) sono particolarmente snodate e questo fa dello stile a rana l'opzione più naturale.


     
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  6. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Altro che memoria da elefante: in quanto a ricordi sono i delfini a detenere il record di memoria sociale più lunga del regno animale. A rivelarlo è uno studio condotto dall'Università di Chicago e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society of London B, secondo il quale questi specialissimi mammiferi acquatici possono riconoscere il richiamo di un vecchio compagno di vasca anche dopo essere stati separati per più di venti anni.
    Noti per le loro spiccate capacità cognitive comparabili a quelle di poche altre specie, tra le quali gli essere umani, gli scimpanzé, e gli elefanti, i delfini avrebbero addirittura una marcia in più rispetto a noi: mentre le persone si riconoscono principalmente dai tratti somatici del viso, loro si identificano dal timbro del fischio, caratteristica questa che accompagna un singolo esemplare per molti decenni senza mai modificarsi.
    Ma non solo: a differenza degli elefanti, capaci di riconoscere la propria madre anche dopo decine di anni, i delfini hanno sviluppato una memoria sociale che spazia al di fuori della famiglia, una straordinaria capacità unica tra le specie animali.




    Gli alieni ci stanno invadendo? Un pericoloso animale preistorico è stato riportato in vita? Niente di tutto questo: si tratta solo di due pulcini di pappagallo catturati in India dai bracconieri e pronti per essere venduti come animali da compagnia o come... prelibatezza da gourmet. In questa parte del mondo infatti i pappagalli sono considerati una comune pietanza. Eppure i pappagalli sono tra gli uccelli più intelligenti: alcuni esemplari allevati dall'uomo fin da piccolissimi riescono a sviluppare comportamenti simili a quelli di un bambino di 4 anni: riconoscono forme e colori, sanno formulare richieste specifiche (per esempio cibo, acqua, giocattoli) e se non vengono accontentati si arrabbiano.

     
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  7. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Temuti e rispettati, spesso avvolti da una fama sinistra, anche i più temibili predatori marini presentano un lato quasi comico: i loro nomi sono spesso insoliti e strampalati. Dagli squali "tappetino" a quelli dai nomignoli canini, ecco i pescecani dai soprannomi più esilaranti (ma se li incontrate durante un'immersione, c'è poco da ridere).

    Un muso minaccioso da cartone animato e un nome al sapore d'estate: lo squalo limone dai denti aguzzi (Negaprion acutidens), lungo fino a 3,8 metri, si aggira lento e cauto per i fondali indo-pacifici. Se disturbato, attacca anche l'uomo con poderosi morsi (la dentatura ben in mostra non lascia molti dubbi).

    Il nome "squalo limone" che identifica la sua specie, deriva dalla colorazione giallastra della sua pelle, che ben si mimetizza con i fondali sabbiosi su cui si acquatta.

    Altri contagiosi o inquietanti "sorrisi" animali




    Ha un unico grande occhio potenzialmente funzionante situato proprio in mezzo alla fronte. Come il ciclope del mito. Nel suo caso, la strana anomalia deriva probabilmente da una mutazione o un malfunzionamento di un gene che regola la formazione degli occhi. Le impressionanti immagini del feto di squalo ritrovato nel ventre di una femmina pescata in Messico.

     
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  8. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Una leonessa sonnecchia tra i rami dopo le fatiche della caccia. Già, perchè come in molte famiglie umane, anche tra questi grandi felini sono per lo più le femmine ad occuparsi dei pasti della famiglia. E per sfamare tutto il branco le leonesse devono impegnarsi non poco, visto che ogni individuo mangia dai 5 ai 7 kg di carne al giorno.
    Ma se c'è una preda a disposizione, un leone può arrivare a ingurgitare fino a 30 kg di carne in un unica battuta di caccia.




    Vero. Gli scarafaggi (ma anche i topi e gli scorpioni) resistono a dosi massicce di radiazioni, molto più elevate di quelle letali per l’uomo. Lo stesso vale per svariati agenti chimici molto dannosi. Naturalmente esistono dei composti, usati nelle disinfestazioni, che sono in grado di uccidere questi resistentissimi insetti: piretroidi di sintesi e composti fosforganici.

     
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  9. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Un eccezionale reportage è stato ripreso da ricercatori nelle foreste dell’Alberta in Canada.

    Si tratta dell’incontro di un gruppo di orsi attorno ad un albero. Non vi racconto di più. Guardate il filmato qui sotto e capirete perché esso è ritenuto eccezionale.
    Sottolineo solo una cosa. Gli orsi sono ritenuti animali molto territoriali e quindi difficilmente si radunano in grandi numeri in un solo luogo. Ma quando succede l’incontro permette loro di familiarizzare e “sciogliere” le tensioni che talvolta si creano tra loro.




    L’episodio, colto dalla sequenza del fotografo di natura Christopher Swann, documenta un comportamento che secondo gli studiosi è piuttosto comune in questi predatori. Ma che, svolgendosi in alto mare e ad altissima velocità, non è facile da vedere.

    Swann è stato molto fortunato, e bravo, a catturare questo intensa caccia. Non si è trattato però di una semplice corsa uno contro uno. Il delfino, infatti, faceva parte di un gruppo che, vistosi preso di mira dalle orche, ha cominciato a fuggire a pinne levate.

    Da consumati predatori, però, le orche hanno iniziato un lungo accerchiamento del gruppo, e sono riusciti ad isolare un individuo, puntandolo come possibile preda.


     
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    La faticosa danza del pavone ha ora una motivazione scientifica: le femmine prestano scarsa attenzione alla sua coda. Sembrare molto appariscente è l'unico modo per conquistarle.

    I segreti cromatici della coda del pavone

    La complessa estremità iridescente da esibire come una ruota è l'arma di conquista principale di questi pennuti, che attraverso i movimenti della coda e dei suoi "occhi" (fino a 175) comunicano alla compagna la propria prestanza e avvenenza. Ma le femmine prestano davvero attenzione?

    Balletti, serenate, livree sgargianti: tutti gli stratagemmi di conquista animale

    Per scoprirlo Jessica Yorzinski e i suoi colleghi della Duke University di Durham, North Carolina, hanno sistemato sul capo delle "corteggiate" speciali videocamere, per registrare, in soggettiva, i movimenti dei loro occhi. La ricercatrice ha potuto così vedere dove le femmine rivolgevano il proprio sguardo.

    Un altro pennuto dagli effetti speciali: l'uccello lira

    Il risultato non piacerebbe ai loro volenterosi compagni. Le pennute infatti focalizzano la loro attenzione per la maggior parte del tempo sull'estremità inferiore della coda del maschio, ignorando i suoi tentativi di alzare le lunghe penne a ruota.

    Guarda anche l'uccello che canta sfregando le ali

    Ma se le partner guardano solo la punta inferiore della coda, a cosa serve il resto delle piume? Probabilmente la parte alta della "ruota" è indispensabile per rendere visibile il pavone attraverso la boscaglia. Ma una volta che la femmina l'ha trovato, la sua attenzione sembra venir meno. Ecco perché il poveretto deve cimentarsi in danze così appariscenti.




    A guardarla così da vicino si capisce subito perchè è considerata non solo brutta (addirittura uno dei 5 animali più brutti del mondo), ma anche pericolosa per l'uomo: con le sue potenti mascelle può amputare senza sforzo le dita di una mano.
    La tartaruga alligatore (Macrochelys temminckii) ha un morso potente che, unito all'altissima velocità di attacco, la rende un cacciatore micidiale. In corrispondenza della bocca è visibile una specie di becco rivolto verso il basso, che agevola la presa delle prede. L'interno della bocca, invece, è un tipico esempio di mimetismo aggressivo, con la presenza di un appendice vermiforme sulla punta della lingua usata per attirare pesci e altre prede. Questa tartaruga caccia stando sdraiata immobile nell'acqua con la bocca spalancata, mentre l'appendice della lingua si muove imitando i movimenti di un verme e ingannando le ignare prede.
    Parente stretta della tartaruga azzannatrice, dalla quale si distingue per le tre grandi creste sul carapace che la fanno assomigliare a un dinosauro, la tartaruga alligatore è tra le più grandi tartarughe d'acqua dolce del mondo, superando i 100 kg di peso e il metro di lunghezza.


     
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    Quando le alluvioni distruggono il loro habitat, a questi piccoli cani della prateria non resta che trasferirsi in città. L'esondazione del Bow River in Canada lo scorso 22 giugno ha allagato le campagne attorno a Calgary, costringendo anche decine di migliaia di residenti (umani) a lasciare le loro case.



    Si fa presto a dire "uccello del paradiso": in realtà, di questa famiglia di volatili (Paradisaeidae) ne esistono ben 39 specie diverse, tutte accomunate da piumaggi con colori sgargianti che li rendono tra gli uccelli più scenografici e incredibili del mondo. Ma non è solo una questione di colori: le loro penne spesso assumono anche forme del tutto particolari o si allungano in maniera davvero inusuale, superando talvolta il metro e mezzo di lunghezza.
    Colori e forme del piumaggio vengono utilizzati dai maschi per spettacolari danze che possono durare per ore volte a conquistare i favori delle femmine. Gli elaborati passi di danza, le pose e i rituali messi in scena ogni stagione degli amori rappresentano un vero spettacolo, e non solo per le femmine.
    Questi sgargianti uccelli, che vivono nelle foreste pluviali della Nuova Guinea, dell'Astralia e dell'Indonesia, danno il proprio nome anche a una costellazione e a un fiore variopinto, la Strelitzia reginae.


     
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  12. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Un piccolo coccodrillo delle Filippine (Crocodylus mindorensis) tenta la fuga dal suo terrario allo zoo di Cologna, in Germania, dove è nato insieme a un fratellino alla fine dello scorso luglio.
    Ma non lasciatevi ingannare dal suo aspetto tenero e indifeso: da adulto questo rettile può arrivare a 3 metri di lunghezza.
    Specie endemica delle Filippine, questo coccodrillo è a rischio di estinzione a causa della distruzione del suo habitat: secondo gli esperti la nascita dei due esemplari di Cologna è la prima in Europa per questa specie.




    Reduci da un lunedì faticoso? Queste foto sapranno farvi tornare il buonumore. Alastair Pollock, fotografo australiano specializzato in scatti subacquei, ha immortalato alcuni momenti della vita delle otarie orsine australiane (Arctocephalus pusillus) che nuotano attorno all'isola di Montague, nel New South Wales (Australia).

    In queste acque non è raro trovare altre specie animali particolarmente "fotogeniche" come pinguini, megattere, delfini tursiopi e comuni e, talvolta, anche orche. Le modelle in queste foto di Pollock si sono dimostrate particolarmente socievoli e inclini a farsi immortalare. Quella che vedete, per esempio, sembra intenta in una attenta "riflessione" subacquea.


     
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  13. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Il cane è davvero il migliore amico dell'uomo? Sono 11.000 anni che lo sentiamo ripetere, eppure un nuovo studio condotto dalla University of Veterinary Medicine di Vienna e pubblicato su Plos One svelerebbe aspetti inediti del rapporto tra cane e padrone. Secondo gli scienziati, infatti, questo legame potrebbe essere ancora più profondo, addirittura simile a quello che unisce i bambini ai loro genitori.
    Sono giunti a questa conclusione effettuando una serie di test volti a verificare quanto i cani condividessero con i bambini il cosiddetto secure base effect, "effetto base sicura", ossia il riconoscimento del proprietario (o del genitore) come punto di riferimento (base sicura) per interagire con l’ambiente.
    Lo studio scientifico ha confermato ciò che si sospettava già da tempo: il proprietario, così come il genitore per il bambino, rappresenta per il cane la base da cui partire per esplorare il mondo. In altre parole, i cani adulti si comportano nei confronti del loro padrone proprio come fanno i bambini con le persone che li accudiscono.




    Abituati ad associarlo al caldo deserto africano dove vive, è quasi impossibile immaginarlo tra i ghiacci dell'Artico. E invece uno studio condotto dagli scienziati del Canadian Museum of Nature svela le gelide origini artiche di cammelli e dromedari. La recente scoperta sull'isola canadese di Ellesmere di resti fossili appartenenti a un antico camelide gigante vissuto 3,4 milioni di anni fa suggerisce infatti come i tratti tipici dei cammelli odierni potrebbero essersi evoluti in ambiente polare, caratterizzato anch'esso dalla scarsità di acqua dolce.

     
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  14. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Dall'agopuntura all'aerosol, dalla TAC alle incubatrici con marsupio, dal dentista al fisioterapista fino ai trapianti di organi e agli arti artificiali: le cure più strane e... umane per animali di ogni tipo.Tyson, un anziano leone di 20 anni che vive allo Zoo di Medellin, in Colombia, viene sottoposto a un trattamento dentale nella clinica veterinaria della città.



    Perché è sconsigliabile finire tra le fauci di un grizzly? Questo filmato dovrebbe darvi la risposta: se vi siete mai chiesti come si sta nella bocca di un orso, basta guardare la fine che ha fatto una piccola telecamera portatile lasciata "in pasto" a due di questi bestioni.

    Guarda anche come si sta tra le fauci di un leone (video)

    Il fotografo naturalistico Brad Josephs, originario dell'Alaska e specializzato in spedizioni alla scoperta dei grizzly (Ursus arctos horribilis) ha piazzato una piccola videocamera su una roccia nella sua terra natale nella speranza di catturare qualche bella immagine di questi orsi.

    I risultati hanno superato le aspettative: una coppia di grizzly, una madre e il figlio di 3 anni, si sono avvicinati incuriositi all'oggetto e il piccolo - si fa per dire - ha più volte ispezionato la telecamera con la bocca. Bava, canini aguzzi, lingua, palato: gli utenti del video, che su YouTube ha già totalizzato quasi 689 mila visualizzazioni, possono così intrufolarsi tra le fauci del mammifero stando comodamente seduti al pc.

    Le più belle foto di animali scattate da telecamere nascoste

    Le ripetute "sbausciate" non hanno, miracolosamente, danneggiato la videocamera che è stata poi sistemata in un torrente dove i grizzly si sono successivamente tuffati. A metterla in acqua è stato proprio il fotografo, visibile tra uno spezzone e l'altro del filmato.

    Gli orsi bruni, tra cui i grizzly, sono onnivori e si nutrono principalmente di alci, capre e pecore di montagna, carogne e pesci (ma non disdegnano funghi, radici, noci e frutta).




    Cosa traspare dai gesti di un gorilla, dai movimenti cauti di un orso polare, dallo sguardo di un colibrì? Nei suoi sei anni di spedizioni in giro per il mondo il fotografo Kyriakos Kaziras ha ritratto questi e altri animali nel loro habitat naturale, al solo scopo di catturare la pura emozione suscitata dai suoi incontri. La raccolta completa di fotografie è pubblicata nel libro «Animal Emotion».
    Qui vi proponiamo alcuni estratti e sul #nuovoFocus, in edicola dal 20 giugno, potrete vedere l'incredibile sequenza che testimonia l'aggressione al fotografo da parte di un gorilla.


     
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  15. *Î~L~À~R~¥*
     
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    Possiamo anche considerarci primatisti mondiali di apnea, ma i nostri sforzi non eguaglieranno mai le performance dei capodogli, capaci di restare immersi per più di un'ora a meno 2 mila metri di profondità. Da sempre gli scienziati si chiedono come questi ed altri mammiferi marini riescano a sopportare la lunga permanenza sott'acqua senza respirare. Un nuovo studio pubblicato su Science potrebbe aver svelato il mistero.

    Tutti i record più incredibili del mondo animale
    90 minuti in apnea: parola di foca!
    La superproteina che non si "attacca"
    Un gruppo di ricerca dell'Università di Liverpool ha estratto campioni di mioglobina - una proteina che si lega all'ossigeno e lo trasporta nei muscoli durante gli sforzi fisici - da diversi mammiferi marini e non, dalla mucca alla lontra per arrivare ai capodogli. La mioglobina è normalmente responsabile del colore rosso del tessuto muscolare. Nei muscoli dei mammiferi marini specializzati in lunghe immersioni, la concentrazione di mioglobina è talmente alta che i tessuti appaiono blu.

    Perché le balene spruzzano acqua? Che cos'è l'ambra grigia? Mille curiosità sui cetacei

    I ricercatori hanno individuato una "firma molecolare" - ossia una caratteristica comune - nella mioglobina dei grandi "apneisti" animali: la loro mioglobina è caricata positivamente, un fatto che impedisce a queste proteine di attaccarsi l'una all'altra, come avviene nei mammiferi terrestri (tra cui l'uomo), e consente alla mioglobina di accumularsi nei muscoli trasportando maggiori quantità di ossigeno.

    Le più belle foto di cetacei: guarda

    Gli scienziati sono quindi riusciti a mappare la quantità e le caratteristiche di questa proteina nei membri dell'albero genealogico dei mammiferi acquatici: la stessa firma molecolare è presente nelle orche ma anche nei castori semi acquatici e nelle foche. «Questa nuova scoperta ci permette di allineare i cambiamenti anatomici occorsi nei mammiferi dutante la transizione tra terra e acqua con la loro effettiva capacità di immersione» ha detto Michael Berenbrink, tra gli autori dello studio. «E ci consente, per esempio, di stimare i tempi di apnea dell'antenato delle balene».




    Possiamo anche considerarci primatisti mondiali di apnea, ma i nostri sforzi non eguaglieranno mai le performance dei capodogli, capaci di restare immersi per più di un'ora a meno 2 mila metri di profondità. Da sempre gli scienziati si chiedono come questi ed altri mammiferi marini riescano a sopportare la lunga permanenza sott'acqua senza respirare. Un nuovo studio pubblicato su Science potrebbe aver svelato il mistero.

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    I ricercatori hanno individuato una "firma molecolare" - ossia una caratteristica comune - nella mioglobina dei grandi "apneisti" animali: la loro mioglobina è caricata positivamente, un fatto che impedisce a queste proteine di attaccarsi l'una all'altra, come avviene nei mammiferi terrestri (tra cui l'uomo), e consente alla mioglobina di accumularsi nei muscoli trasportando maggiori quantità di ossigeno.

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